Quando
si parla di ripartire dal passato per recuperare le vecchie e autentiche tradizioni
del buon vivere (e del mangiare sano), molto spesso la macchina del tempo
non si accontenta di tornare indietro solo di qualche anno, ma addirittura
di secoli. È una lezione che conoscono bene gli agricoltori impegnati
nella produzione di alimenti che rappresentano il frutto di un’attività
che rispetta la terra, l’uomo e l’ambiente. Da ciò dipende
il fatto che non si usano veleni, pesticidi o antiparassitari, ma questa è
solo una conseguenza; la prima regola è aiutare la terra a produrre
il suo meglio e, a un livello superiore, produrre un cibo che nutra veramente,
che possa essere assimilato senza problemi, oltre a dare gusto e piacere.
L’approccio industriale all’agricoltura verificatosi a partire
dalla fine della seconda guerra mondiale ha portato all’uso massiccio
di fertilizzanti di sintesi e di fitofarmaci a causa del lavoro di “miglioramento
genetico” condotto sulle specie di interesse agrario; si sono poi cominciate
a selezionare alcune componenti proteiche del glutine per rispondere alle
di lavorazione industriale, causando una sostanziale difficoltà nei
processi di digestione e, come evidenziato da alcune recenti ricerche, favorendo
l’insorgenza di fenomeni di intolleranza. Da qui la necessità
della Società Bgreen
di recuperare la coltivazione e l’utilizzo di cereali
“storici”, anteriori alla rivoluzione agricola
degli ultimi cinquant’anni, perché sono più assimilabili
e hanno un minore potenziale allergizzante. Un ritorno all’antico che
rappresenta a nostro avviso il nuovo corso dell’agricoltura che ci assicura
l’assenza di sostanze nocive, fondamentale soprattutto quando si consumano
farinacei, alla base della piramide alimentare della nostra dieta
mediterranea.
In passato, l’importante ruolo svolto dalla coltivazione dei cereali
minori (orzo, segale, farro, grani storici, frumento, ecc.) ha garantito per
molti anni la gestione del territorio. Le colture minori sono specie “antiche”,
che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’alimentazione
umana, oltre a occupare una posizione strategica nell’origine delle
attuali forme coltivate. Purtroppo, dopo gli anni Cinquanta, la coltivazione
dei cereali minori è progressivamente calata, lasciando spazio a colture
più remunerative o, peggio ancora, all’abbandono. Tale evoluzione
ha portato un cambiamento del paesaggio: là dove i campi sono pianeggianti
sono stati mantenuti a seminativo; ma dove le caratteristiche pedologiche
e strutturali (terreni poco fertili e con molto scheletro, pendenza elevata,
difficoltà di accesso, appezzamenti poco meccanizzabili), il terreno
una volta seminato a cereali, ha lasciato il posto al vuoto o a progetti di
rimboschimento fallimentari. Questo ha comportato un abbassamento della diversificazione
visiva del paesaggio, con un impoverimento della biodiversità vegetale
e animale. I cereali minori possono essere definiti come piante rustiche,
tolleranti a stress ambientali, capaci di dare una produzione economicamente
valida anche in condizioni di modesta fertilità del terreno. Hanno
spesso pregevoli caratteristiche qualitative e nutrizionali, che ne fanno
ingredienti principali in preparazioni dietetiche e salutistiche, in gradevoli
preparazioni culinarie attorno alle quali si muovono tradizioni popolari e
usanze.
In questo quadro
la Società Bgreen al
fine di rendere tangibili le idee e le proposizioni teoriche afferenti il
tema del rapporto uomo/cultura/ natura in un’ottica di una ruralità
impegnata a ridisegnare modalità e obbiettivi del coltivare e del nutrirsi,
ha promosso il progetto GreenHeritage / BuonGrano,
volto al recupero, all’utilizzo e alla riproduzione (secondo i metodi
di agricoltura conservativa e
permacultura), di cereali della tradizione
che, rispetto alle varietà ibride attuali, danno un raccolto più
magro ma risultati decisamente migliori sia dal punto di vista nutrizionale
sia da quello organolettico.
Il progetto
GreenHeritage / BuonGrano in un ambito
di sostenibilità e di miglioramento qualitativo dei prodotti e di consumo
del cibo si pone come un progetto di agriecologia
conservativa per il recupero di germoplasmi della cerealicoltura
storica dell’Appennino Lucano, che danno risultati migliori dal punto
di vista nutraceutico. Infatti, negli ultimi anni stiamo assistendo all’aumento
esponenziale di malattie degenerative, intolleranze alimentari e allergie,
fra quest’ultime la celiachia è estremamente
diffusa con una frequenza stimata in Italia di 1:200 (e per il 2050 è
previsto che il 16% della popolazione ne sarà colpita). Diventa dunque
sempre più urgente indirizzarsi verso un’alimentazione sana,
che aiuti a prevenire e a curare. In questo contesto il progetto Green
Heritage / BuonGrano permette, oltre che la identificazione
di specie utili per la preparazione di alimenti destinati a soggetti celiaci
(o al miglioramento delle politiche pubbliche in materia di alimentazione:
mense aziendali, scolastiche, …), anche la valorizzazione e lo sviluppo
di areali agricoli marginali e dunque allo sviluppo di una nuova agricoltura
più attenta al territorio e al paesaggio.
In questi ambiti,
grazie al Programma di Sviluppo Rurale Basilicata
2007/2013, e con il sostegno di partner, il progetto ha raggiunto
l’importante risultato di lavoro sulla varietà “Saragolla
Lucana”, la prima cultivar di frumento recuperata ed
iscritta al Registro Nazionale delle Varietà
Vegetali come “Varietà da conservazione”,
ovvero varietà tradizionalmente coltivate in particolari località
e minacciate da erosione genetica.
Il 28 gennaio 2014
sulla Gazzetta Ufficiale (serie 22) è stato emanato il decreto di iscrizione
della prima “Varietà da Conservazione” per i cereali a
paglia denominata, appunto, Saragolla Lucana (presente anche nel Bollettino
delle Varietà Vegetali n. 5/2013 del Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali). Si tratta di un’antica varietà
di frumento duro diffusa in passato nei territori dei comuni della Collina
Materana oggi recuperata grazie al progetto BuonGrano
e al prezioso contributo dell’Associazione
Lucana Cerealisti di Antiche Varietà di
Palazzo San Gervasio, del CRA-CER
/ Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia
ed alla Regione Basilicata che,
attraverso l’ufficio preposto, ha curato la pratica e gli adempimenti
necessari per la presentazione della domanda al Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L’approccio
di ricerca, come evidenziato anche dai numerosi partner di progetto:
Università di Basilicata / Dipartimento
delle Culture Europee e del Mediterraneo;
Fondazione Pinacoteca-Biblioteca Storica Camillo d’Errico
/ Palazzo S. Gervasio (PZ);
ALCAV (Associazione Lucana Cerealisti di Antiche
Varietà) / Palazzo S. Gervasio (PZ);
CRAA-CER - Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione
in Agricoltura / Foggia;
Fondazione SoutHeritage / Matera;
Studio CDG Progetti Agroindustriali
/ Matera;
persegue anche obiettivi quali:
Obiettivo non secondario del progetto Green Heritage / BuonGrano, insieme a quello del recupero di germoplasmi della cerealicoltura storica, è promuovere la produzione agricola ottimizzando l’uso delle risorse, contribuendo così a ridurre il degrado del terreno attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche esistenti. In questo quadro di scelta ambientale e agronomica le classiche lavorazioni di aratura sono sostituite da lavorazioni superficiali che favoriscono il rimescolamento naturaledi suolo ad opera della fauna (lombrichi), delle radici e di altri organismi del suolo, i quali, inoltre, contribuiscono al bilanciamento delle sostanze nutritive presenti nel terreno. La fertilità del terreno (nutrienti e acqua) viene gestita attraverso la copertura del suolo, le rotazioni colturali e la lotta alle erbe infestanti. In questo quadro sono promosse azioni atte a:
When
the aim is that to regain old and authentic good living (and healthy eating)
traditions, we should come back in time for centuries. It is well known by
farmers engaged in the production of foods that represent the result of an
activity full of respect towards the soil, environment and man. It is the
reason why poisons, pesticides and antiparasitics aren’t used. The first
rule is to help the soil to produce its best, a real nutritious food that
can be assimilated without problems in addition to give taste and pleasure.
It’s well known as the industrial approach to agriculture during the
Second World War (characterised by the massive use of plant protection products
for the genetic improvement of the species of agrarian interest and the selection
of the gluten protein contents to best respond to the industrial working phases)
brought to feed intolerance problems. That is the reason why the Società
Bgreen aims to recover the cultivation
and use of “historic” cereals, previous to the agricultural revolution
of the last 50 years, because they are more assimilable and with lower allergenic
potential. It is a return to the past that represents, in our views, the new
agriculture course that guarantees the absence of harmful substances, that
is fundamental for the consumption of farinaceous food that are at the base
level in our Mediterranean diet.
In the past, the important role played by minor cereal cultivation (barley,
rye, spelt, ancient wheat, cron, etc.) guaranteed the territory management
for many years. The minor cultivations are “ancient” species that
had a fundamental role in the human diet history and a strategic position
in the origin of the present cultivated forms. Unfortunately, after the 50s,
minor cereals cultivation has steadily diminished, leaving room to more lucrative
hybrid variety cultivation or, even worse, into decay. This evolution brought
to the change of the landscape: flat fields are kept as sowable ground, but
where pedological and structural characteristics didn’t enable the work
mechanization (not very fertile soils, high inclination, difficult accessibility),
once the soil is sown with cereals it leaft a room to emptiness. This meant
a reduction of landscape visual diversification and an impoverishment of animal
and vegetable biodiversity. The minor cereals can be defined as country plants
that tolerate environmental stress and give an effective economic production
even in modest soil fertility. They have excellent qualitative and nutritional
characteristics that make them as the main ingredients for dietetic and healthy
preparations and for traditional ones.
In order to make ideas and propositions about the relationship between man-culture
and nature tangible (and in the perspective of a rural nature committed to
redesign the cultivation and feeding modalities and aims), Bgreen
promoted the GreenHeritage/BuonGrano
project: it is geared to the recovery, use and reproduction (in line with
the preservative agriculture and permaculture) of traditional cereals that,
compared to the present hybrid varieties, give a meagre harvest but better
results concerning the nutritional and organoleptic point of view.
In the frame of sustainability and qualitative improvement of products and
food consumption, the GreenHeritage/BuonGrano
project acts as a preservative agri-ecology project that aims to recover the
Appenino Lucano’s historic cereal growing germoplasms, that give better
nutraceutical results. Indeed, in recent years, degenerative illness, food
intolerances and allergies increased in an exponential way, such as for example
the celiac disease that has spread with a frequency in Italy of 1:200 (and
in the 2050 it is foreseen that the 16% of the population will be hit). It’s
always more urgent to move towards a healthy diet, that helps to prevent and
cure. In this context, the GreenHeritage/BuonGrano
project allows, in addition to the identification of species useful to the
preparation of products for celiac people (or to the improvement of food public
politics: work and school canteen, …), the improvement and development
of marginal agricultural areas, therefore to the development of a new more
careful agriculture towards the territory and landscape.
In these areas of interest, thanks to the Programma di Sviluppo Rurale Basilicata
2007/2013, and with some partnerships, the project achieved the important
work result about the “Saragolla Lucana”
variety, the first wheat cultivar recovered and registered on the Registro
Nazionale delle Varietà Vegetali as “Conservation varieties”,
that are varieties traditionally cultivated in specific localities and threatened
by genetic erosion.
On 28 January 2014, on the Gazzetta Ufficiale (serie 22), it has been enacted
the decree of registration of the first “Conservation Variety”
for the straw cereals named “Saragolla
Lucana” (that is also on the Bollettino delle Varietà
Vegentali n. 5/2013 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali).
It is an ancient hard wheat variety diffused in the past on the territory
of some Collina Materana towns, today recovered thanks to the BuonGrano
project and to the precious contribute of Associazione
Lucana Cerealisti di Antiche Varietà of Palazzo San
Gervasio, of CRA-CER / Centro di Ricerca per
la Cerealicoltura of Foggia and of Regione
Basilicata that cared about the practice and the necessary
fulfilments to the application presentation to the Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. The research
approach, as highlighted by the large partners of the project:
Università di Basilicata / Dipartimento delle Culture Europee e del
Mediterraneo;
Fondazione Pinacoteca-Biblioteca Storica Camillo
d’Errico / Palazzo S. Gervasio (PZ);
ALCAV (Associazione Lucana Cerealisti di Antiche
Varietà) / Palazzo S. Gervasio (PZ);
CRAA-CER - Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione
in Agricoltura / Foggia;
Fondazione SoutHeritage / Matera
Studio
CDG Progetti Agroindustriali / Matera;
pursues many aims as:
Not secondary aim of the GreenHeritage/BuonGrano
project – together with the recovery of the germoplasma of the historical
cereal growing – is that to promote the agricultural production by optimizing
resources use, contributing to reduce the soil degradation through the integrated
management of the soil, water and existing biologic resources. In this context
of environmental and agronomical choice, the traditional ploughing work is
replaced with a surface processing that favours the natural mixing of the
soil stratums thank to the fauna (earthworms), but also of the roots and other
soil organisms that, in addition, contribute to the balance of the soil nutritious
substances. Soil fertility (nutrients and water) is managed through the soil
covering, the crop rotation and the fight against the infesting grass. In
this frame, a series of actions are promoted in order to: